Co-sleeping e bed-sharing: che cosa sono?
In passato, l’abitudine di condividere il letto (il bed-sharing) aveva una base semplicemente economica: non era da tutti potersi permettere più di un letto o più di una stanza. Si dormiva insieme e nessuno si poneva dei dubbi circa il significato o le conseguenze psicologiche di tale gesto. La principale motivazione che oggi spinge i neo genitori ad accogliere il proprio figlio tra le lenzuola è la capacità di questo gesto di calmarlo. Infatti, l’odore di mamma e papà e la sensazione di protezione scaturita dalla situazione, inducono il piccolo a smettere di piangere o di agitarsi, aiutandolo ad addormentarsi quasi all’istante. Tale aspetto affettivo del gesto è, da anni, contestato da medici, che accusano il co-sleeping di minare la stabilità mentale del bambino, che non riesce a rendersi indipendente senza l’appoggio di mamma e papà, e quella della coppia, privata della privacy necessaria ad una relazione stabile.
Una ricerca condotta dalla Stony Brook University di New York ha dimostrato
che il co-sleeping non ha alcuna conseguenza psicologica sul bambino: il fatto
di dormire nel lettone con mamma e papà, e sentirsi coccolato dalle loro carezze
e dal loro odore, non inciderebbe affatto sullo sviluppo psicologico e
relazionale del piccolo, contrariamente alle teorie elaborate negli ultimi anni.
Lo studio ha tenuto in osservazione quasi mille coppie che erano solite
praticare il bed-sharing con i propri figli, dimostrando che i pargoli non
accusavano alcun disagio in nessun aspetto della loro vita. inoltre, lo sviluppo
cognitivo non aveva subìto alterazioni e, a livello sociale, relazionale e
comportamentale, erano alla stregua dei loro compagni che erano soliti invece
dormire soli. Inoltre, il co-sleeping faciliterebbe l’instaurarsi dell’armonia
tra madre e figlio e favorirebbe la produzione di latte e l'allattamento al seno.
Ecco le principali opinioni negative:
- difficoltà ad abituarsi a dormire nella cameretta dopo essersi abituato a condividere il letto dei genitori e paura che si verifichino degli incidenti durante il sonno (colpire involontariamente il bimbo)
Ecco i numerosi vantaggi:
- favorisce il legame madre-figlio, il bambino viene allattato non appena ne ha bisogno e quindi quasi non piange, il papà non si sveglia e la mamma si riaddormenta più velocemente. Io lo pratico ormai da mesi ed adoro dormire con la mia bimba...
In realtà, il co-sleeping viene praticato nella maggior parte delle culture. È soprattutto in Occidente che i bambini hanno la propria camera e il proprio letto.
Spesso viene praticato il co-sleeping per poi favorire in un secondo momento, quando il bambino è cresciuto, non viene più allattato e dorme tutta la notte, un distacco graduale e una maggiore autonomia del sonno.
Tra il co-sleeping e il far dormire il bambino nella propria cameretta sin dalla nascita, esistono delle soluzioni intermedie. Ad esempio, numerosi genitori scelgono di far dormire il bambino in una culla posta accanto al proprio letto.
In questo modo, la vicinanza della madre permette che questa possa rispondere rapidamente alle esigenze del bambino durante i suoi risvegli notturni, permettendogli allo stesso tempo di abituarsi a dormire in un letto separato. Così, quando si trasferisce il bambino nella sua cameretta, la separazione è meno radicale.
Riassumendo, è solo una questione di scelta personale: i genitori dovrebbero scegliere il metodo più adatto a loro, senza preoccuparsi dell’opinione altrui e pensando solo al benessere della loro famiglia.
Fonte: http://bambini.doctissimo.it/vita-bimbo/il-sonno-del-bambino-dormire-bene-per-crescere-meglio/il-co-sleeping-che-cos-e.html
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