A metà maggio, quando ormai mancava poco più di un mese alla data presunta, il ginecologo mi comunicò la notizia: bimbo podalico, cesareo programmato.
Diciamo che avevo fantasticato per nove mesi attorno a come sarebbe stato il momento tanto atteso di conoscere finalmente il pargoletto, la rottura delle acque, la corsa in ospedale, il neo-papi che mi tiene la mano...insomma, un bel film! Invece niente di tutto questo.
Dopo il pre-ricovero, mi hanno fissato la data e mi sarei dovuta presentare alle sette del mattino per l'operazione: questa premessa era doverosa, dal momento che, quando Marina di Da Mamma a Mamma mi ha chiesto di raccontarle la mia esperienza per la sua rubrica "Racconti di parto", le ho detto che non c'era molta poesia nel mio, dato che era già stato deciso tutto preventivamente...ma lei mi ha incoraggiato e quindi, eccomi qui! Vediamo se posso trasformare anche una nascita così lineare in qualcosa di emozionante.
Dunque, la mattina decisa mi sono alzata di buonissimo mattino (dopo una notte leggermente agitata) con mio marito per andare in ospedale...eh sì, avevo il cuore in gola e le gambe che tremavano! Però ero perfetta: piega fatta il giorno prima, depilazione totale assolutamente impareggiabile, unghie da manuale, profumata e soffice come una rosa (senza smalto però, eh)...insomma! visto che programmato doveva essere, almeno ci sono arrivata in ordine!!
Giunti in ospedale, mi sono accomodata nella mia cameretta, messo la vestaglietta e, con gesti molto lenti, ho estratto dalla mia valigia quel completino bianco che con tanto amore avevo scelto come sua prima veste, e già me lo immaginavo con addosso quella tutina...ho dato tutto a mio marito e, alla chiamata, mi sono avviata verso la sala operatoria, salutando i miei genitori e i miei suoceri in sala d'attesa, trepidanti come e più di me...
In sala di preparazione, niente di particolare...chi ha fatto un cesareo programmato sa bene che non c'è nulla di emozionante nell'attesa: non vedi l'ora di incominciare e di avere il piccolo batuffolo con te...e allora, messi i vari cateteri (in ogni dove), calze antitrombo (di un fashion che magari un giorno me le rimetto), ero pronta a cominciare.
Tutti pronti!
L'anestesista procede con la spinale, mi adagio sul lettino e...si va!
Quello che ricordo, è stato un gran movimento di pancia e dopo pochissimo, tre urletti...era arrivato, sì era arrivato!!! Con quei tre urletti mi aveva fatto capire che c'era, che stava bene, che ero la sua mamma, che ero la sua mamma!
Ma non me l'hanno fatto vedere. Mi avevano detto che, appena uscito, me l'avrebbero avvicinato, ma non è stato così e, a dirla tutta non ci ho nemmeno fatto caso: i tre urletti li aveva fatti, perciò stava bene.
E tutto il tempo che ci è voluto per ricucirmi, quaranta minuti credo, sono volati, perchè io volevo abbracciare quel fagottino urlante, stringerlo a me, baciarlo...quando sono uscita dalla sala operatoria, sul lettino, diretta alla stanza "risveglio", ho guardato mio marito, fuori, che mi attendeva. I suoi occhi erano pieni di lacrime. Per un attimo mi ha sfiorato la sensazione che non fossero di gioia. Per un attimo, però. Perchè poi io ero di nuovo in trepidante attesa di vedere il mio cucciolo.
E l'attesa è stata lunga, lunghissima...ma non mi sono preoccupata, perchè pensavo fosse normale, d'altra parte non ci ero mai passata prima, cosa ne potevo sapere? Mi dicevo: "Mah, nei cesarei sarà così".
Arrivavano tutti a trovarmi, mia mamma, mio papà, i miei suoceri...tutti a domandarmi come stavo, e io "bene bene", ma poi: "Dov'è Daniele?" e lui non c'era.
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E poi finalmente si è presentato mio marito: ma non aveva in braccio il nostro piccolo. Ce l'aveva il primario di neonatologia, circondato da tutti gli altri medici, saranno stati almeno in otto credo. Lui era avvolto nella sua tutina bianca, quella che avevo scelto per lui, e mi guardava con grandi occhi azzurri, con quel dolce sguardo che non potrò mai dimenticare.
Me l'hanno messo in braccio, e l'ho amato, immediatamente, senza riserve.
Ed eravamo in tre, finalmente in tre. Una famiglia. La nostra famiglia.
Ma una voce, quella del primario, rimbombò: "Signora, le dobbiamo dire una cosa".
Questa però, è un'altra storia.
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(Daniele è nato con una malformazione. Allora mi parve un dolore insopportabile, lacerante e tremendo. E lo è ancora. Ma è stato curato ed è un bimbo come tutti gli altri, sano, vivace e un gran furbetto!)
Io ringrazio Adelaide per aver accettato di condividere con me e con tutti i lettori del mio blog e delle mie pagine social, la sua esperienza di parto.
Se anche voi volete condividere la vostra esperienza di parto, potete mandarmi il vostro racconto via e-mail a: da.mamma.a.mamma2012@gmail.com oppure scrivermi un messaggio privato sulla mia pagina Facebook
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3 commenti:
E vabbeh oggi volete proprio farmi commuovere a tutti i costi!! *_*
Ciao cara da me c'è un premio per te!
Bacioni
Ivy
Aveva ragione Marina. Meritava di essere letto questo racconto!
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